Tra il 1700 e il 1800, la Rivoluzione Industriale fu all’origine dello sconvolgimento dei precedenti assetti sociali: la meccanizzazione del lavoro non necessitava più di competenze, abilità e capacità creative. I lavoratori inurbati di estrazione contadina vivevano nelle fabbriche l’intera giornata, in condizioni di precarietà igienica e di insicurezza. Ma è proprio dal quotidiano contatto e dal sentimento di condivisione dei bisogni che spontaneamente presero corpo relazioni interpersonali forti, vincolate da patti associativi e solidaristici di autodifesa.
Nei primi decenni dell’800 nelle officine e negli opifici maggiori del nord Italia erano limitatamente diffuse le collette, casse-deposito alimentate dai lavoratori e gestite dal padrone che doveva provvedere a sostenerli in caso di malattia. Altre forme di autoassistenza erano perlopiù sporadiche e collegate all’esperienza delle confraternite e delle corporazioni di mestiere.
Le sovvenzioni erano di volta in volta commisurate a donazioni o ad occasionali elargizioni, derivate dal buon andamento della produzione, che venivano raccolte e distribuite senza norme, senza alcuna regolamentazione partecipativa e democratica. Si trattava di forme assistenziali di tipo caritativo che non coinvolgevano i lavoratori nell’organizzazione sistematica delle tutele.
Ma è proprio dal quotidiano contatto e dal sentimento di condivisione dei bisogni che spontaneamente presero corpo relazioni interpersonali forti, vincolate da patti associativi e solidaristici di autodifesa. Continua a leggere…